Questa raccolta riunisce le più importanti sentenze e decisioni in materia penitenziaria emesse dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e dalla Corte di giustizia dell’Unione europea.
Riportando le principali tendenze della giurisprudenza penitenziaria europea, mira a sostenere gli operatori giuridici del settore penitenziario nella ricerca e nel contenzioso, nonché a individuare i punti ciechi della giurisprudenza europea per costruire dei percorsi di contenzioso strategico.
Corte europea dei diritti
dell’uomo
HALLAÇOĞLU E ALTRI c. TURCHIA ■ Ricorsi n. 6239/19 e altri 2
Caricamento della corrispondenza dei detenuti sul server nazionale regolato da un regolamento interno non pubblicato a cui i detenuti non hanno accesso: violazione dell’articolo 8.
MASLÁK c. SLOVACCHIA (n. 3) ■ Ricorso n. 35673/18
Sequestro della lettera di un detenuto indirizzata a un altro detenuto: violazione dell’articolo 8.
S.P. E ALTRI c. RUSSIA ■ Ricorsi n. 36463/11 e altri 10
Segregazione, umiliazione e abuso dei detenuti da parte degli altri reclusi a causa del loro status inferiore nella gerarchia informale dei detenuti, tollerati dal personale carcerario; mancanza di un’azione sistematica da parte dello Stato: violazione dell’articolo 3.
HORION c. BELGIO ■ Ricorso n. 37928/20
Impossibilità per un ergastolano di essere ricoverato in un’unità psichiatrica forense (come tappa intermedia prima della scarcerazione), anche se la sua permanenza in carcere non è più raccomandata dagli esperti psichiatrici e dai tribunali nazionali; ergastolo ostativo: violazione dell’articolo 3.
ÇAYLI E SERLİ c. TURCHIA ■ Ricorsi n. 49535/18 e 10419/20
Monitoraggio e intercettazione della corrispondenza dei detenuti con i loro avvocati da parte delle autorità carcerarie: violazione dell’articolo 8.
BOJAR c. POLONIA ■ Ricorso n. 11148/18
Perquisizioni ingiustificate di un detenuto e impossibilità di ricorrere al giudice contro il rigetto del reclamo contro di esse in assenza di una decisione formale o di un verbale di perquisizione: violazione dell’art. 8.
PONOMARENKO c. UCRAINA ■ Ricorso n. 51456/17
Decesso di un detenuto sieropositivo in custodia cautelare a causa della mancanza di cure e di assistenza medica adeguate: violazione dell’articolo 2.
Mancata prestazione di cure e assistenza adeguate durante la detenzione nonostante una grave disabilità fisica, ammanettamento al letto d’ospedale, sofferenze mentali patite dalla madre del ricorrente a causa dei maltrattamenti da lui subiti: violazione dell’articolo 3.
Proroga della custodia cautelare del ricorrente nonostante il deterioramento delle sue condizioni di salute: violazione dell’articolo 5 § 3.
DEMİRTAŞ E YÜKSEKDAĞ ŞENOĞLU c. TURCHIA ■ Ricorsi n. 10207/21 e 10209/21
Sorveglianza degli incontri dei ricorrenti con i loro avvocati che li priva di un’effettiva assistenza legale; base giuridica del provvedimento impugnato priva di garanzie contro gli abusi: violazione dell’articolo 5 § 4.
NISTOR-MARTIN E ALTRI c. ROMANIA ■ Ricorsi n. 29908/20 e altri 3
Rifiuto da parte delle autorità penitenziarie di concedere un permesso per partecipare al funerale di un parente stretto, senza un’adeguata giustificazione: violazione dell’articolo 8.
NESHCHERET c. UCRAINA ■ Ricorso n. 41395/19
Condizioni di detenzione inadeguate per un bambino trattenuto insieme alla madre in una casa di custodia cautelare e mancanza di cure mediche adeguate: violazione dell’articolo 3.
Mancanza di un rimedio efficace: violazione dell’articolo 13.
TEKİN c. TURCHIA ■ Ricorso n. 28249/20
Collocazione in cella disciplinare per presunta propaganda a favore di un’organizzazione criminale, sulla base di una lettera inviata al Ministero della Giustizia per protestare contro il regime di detenzione imposto al leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK): violazione dell’articolo 10.
BIJAN BALAHAN c. SVEZIA ■ Ricorso n. 9839/22
Nessuna prova del rischio reale di una condanna all’ergastolo senza condizionale o con un periodo minimo di 61 anni prima dell’ammissibilità alla condizionale, se il richiedente fosse estradato e condannato negli Stati Uniti: nessuna violazione dell’articolo 3.
Corte di giustizia dell’Unione europea
E. D. L. ■ Causa C-699/21
Un grave rischio per la salute delle persone la cui consegna è richiesta da un mandato d’arresto europeo (MAE) giustifica il rinvio della consegna e obbliga l’autorità di esecuzione, al fine di escludere il rischio in questione, a informarsi sulle circostanze in cui l’autorità emittente tratterrà e processerà le persone ricercate. In circostanze eccezionali, se, alla luce delle informazioni fornite dall’autorità giudiziaria emittente e di qualsiasi altra informazione, tale rischio non può essere escluso entro un termine ragionevole, l’autorità giudiziaria dell’esecuzione deve rifiutare di eseguire il MAE.
OG ■ Causa C-699/21
I motivi di rifiuto dell’esecuzione di un mandato d’arresto europeo (MAE), quando la persona ricercata è residente nello Stato membro dell’esecuzione e quest’ultimo si impegna a eseguire la pena o la misura di sicurezza conformemente al proprio diritto interno, si applicano ai cittadini extracomunitari. Questi motivi di rifiuto hanno lo scopo di aumentare le possibilità di reinserimento sociale della persona ricercata al momento della liberazione, ciò che avviene se questa persona mantiene contatti regolari e frequenti con la sua famiglia e le persone a lei vicine.
IN COLLABORAZIONE CON
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